Dal 20 dicembre 2013 e ancora per tutto il mese di gennaio, è possibile visitare nella Sala Regia del Palazzo dei Priori a Viterbo le due tele di Sebastiano del Piombo, la Pietà e la Flagellazione, già ospitate dalle sale del Museo civico viterbese ora chiuso al pubblico.
Sebastiano Luciani, detto del Piombo per la carica di piombatore pontificio (1531), appartenne all'ambiente artistico veneziano dei primi anni del Cinquecento, per poi trasferirsi a Roma e qui stringere amicizia con Michelangelo da cui venne influenzato e la cui amicizia gli procurò fama, committenze, onori e cariche nell'ambiente romano.
"La collaborazione con Michelangelo accentuò la tendenza di Sebastiano verso la monumentalità compositiva e il plasticismo delle figure, che si unisce al caldo colore veneto".
Sembra che Michelangelo giunse a fornire all'amico disegni preparatori per varie opere tra le quali la stessa Pietà (1516), committenza viterbese, insieme alla Flagellazione (1525). Dopo la morte di Raffaello, Sebastiano fu una delle personalità di maggior rilievo a Roma.
La Pietà è un dipinto olio su tavola (225x260 cm) degli anni 1515-1517, commissionata al pittore italiano dal chierico di Camera Apostolica Giovanni Botonti per la propria cappella gentilizia in San Francesco alla Rocca di Viterbo. Secondo il Vasari, il dipinto è stato realizzato a quattro mani, frutto della collaborazione di Michelangelo Buonarroti e di Sebastiano Luciani. A Michelangelo possono essere anche ricondotti alcuni schizzi realizzati nel retro della tavola, tuttora visibili. Nelle figure stesse della Madonna e di Cristo si ritrovano tratti tipici delle figure michelangiolesche. Nel paesaggio notturno sullo sfondo, riconducibile al colorismo veneto di Sebastiano, si possono riconoscere tratti delle mura di Viterbo, il ponte Camillario e il Bullicame.
La Flagellazione, è un dipinto olio su tavola (178x250) del 1524 o1525, venne commissionata sempre da Giovanni Botonti per la chiesa viterbese dell’Osservanza del Paradiso. Qui l'attenzione è focalizzata sul solo Cristo, desolato e rassegnato, il cui corpo bellissimo e inviolato - riprende la plasticità monumentale michelangiolesca - è illuminato da una luce tagliente e netta. In quest'opera l'artista "oltrepassa la concezione naturalistica del Rinascimento, sempre più dominato
dagli ideali michelangioleschi, per orientarsi verso la poetica del Manierismo".
Esposizione straordinaria, organizzata e promossa dal Comune di Viterbo – Assessorato alla Cultura, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
In passato le due tavole sono state esposte eccezionalmente da febbraio a maggio 2008 a Palazzo Venezia, in occasione della rassegna monografica dedicata al pittore veneto, e nel giugno del 2008 anno sono state esposte al Gemäldegalerie di Berlino.
Nessun commento:
Posta un commento