A circa due km da Viterbo sorge il
Santuario della Madonna della Quercia, dal 1986 patrona della Diocesi
di Viterbo.
Il Santuario è stato, per oltre due
secoli, il maggior santuario mariano dello Stato Pontificio tanto che, da qui,
sono passati 19 pontefici in visita. Al suo interno custodisce
pregevoli opere d'arte e il piccolo Museo degli ex-voto, doni alla
Madonna per grazie ricevute.
Il Santuario venne costruito a partire dalla seconda metà
del Quattrocento e l'altare consacrato nel 1577 dal cardinale
Francesco Giovanni Gambara.
Sorge sul luogo dove fino a pochi anni
prima c'era una vigna. Il terreno, di proprietà di tale Battista
Juzzante, era protetto dall'immagine, dipinta su una tegola, di una Madonna con il Bambino, commissionata dallo stesso Juzzante nel 1417 ad
un pittore locale, Mastro Monetto, e posta tra i rami di una Quercia, in
prossimità dell'ingresso al terreno. I passanti si fermavano spesso
in preghiera davanti a quell'immagine, tanto che, un pio eremita
originario di Siena che viveva sui Monti Cimini, iniziò a parlare di
un tesoro prezioso tra Viterbo e Bagnaia.. indicando come tesoro la stessa
immagine della Madonna sulla Quercia. Alcuni tentarono anche di
rubare la tegola, ma questa puntualmente e misteriosamente tornò al
suo posto. Coloro che pregavano la Madonnina, spesso poi parlavano di grazie
ricevute, fino a che, nel 1467, avvennero due fatti importanti: del
primo ne beneficiò una singola persona dell'altro l'intera comunità. Un cavaliere
disarmato e inseguito dai briganti, trovò rifugio sotto la tegola e,
chiedendo di essere reso invisibile agli occhi dei malintenzionati,
fu accontentato e per questo ebbe salva la vita. Il secondo episodio
riguardò l'intera città di Viterbo. Era l'estate del 1467 e il
morbo della peste si stava diffondendo..la comunità decise un
pellegrinaggio alla Madonnina, promise la costruzione di una chiesa
impegnandosi in un “patto d'amore” con la Vergine.. di colpo la
peste cessò e gli ammalati guarirono; questo fatto accadde proprio nella
stagione più calda, in cui il contagio si sarebbe potuto diffondere
ancora di più. La notizia si diffuse, la devozione crebbe, i
pellegrini arrivarono a decine di migliaia ai piedi della quercia e
della tavola con il dipinto della Madonna e del Bambino.
A questo punto bisognava mantenere la
promessa, così che venne costruita all'inizio una cappella che,
insufficiente a contenere i devoti, venne sostituita dal Santuario
che ancora oggi possiamo ammirare, realizzato su progetto di Giuliano
da Sangallo il Giovane, affiancato dal Convento per i Padri
Domenicani e da due chiostri interni. Nel 1538 venne messo in opera
il
soffitto ricoperto da foglie in oro, donato da papa Paolo III
Farnese, era il primo oro arrivato dall'America, già donato al papa
da Carlo V.
L'opera di maggior pregio all'interno
della chiesa è il grande tabernacolo o tempietto di marmo bianco di
carrara, situato nel presbiterio, opera di Andrea Bregno del 1490; al
suo interno è custodita la quercia e la tegola con
l'immagine della
Madonna col Bambino, pittura semplice e di straordinaria bellezza.
L'immagine è stata incoronata con una corona d'oro impreziosita da
zaffiri, smeraldi e rubini, dal Santo Padre Giovanni Paolo II il 27
maggio 1984 in occasione della sua visita alla Diocesi di Viterbo.